giovedì 26 giugno 2008

I bambini della Merla

C’erano dei bambini rom che andavano ogni giorno con le loro mamme a chiedere l’elemosina per le vie del centro di Torino e davanti ai supermercati. Erano molto poveri, abitavano a Mappano, una frazione divisa a metà fra i comuni di Borgaro e di Caselle, nei pressi della Cascina “La Merla”. Vivevano in baracche costruite con materiali che la gente buttava: vecchi mobili, infissi, lamiere ondulate. Non avevano i gabinetti, né l’acqua per bere e per lavarsi. Un giorno una maestra del paese che aveva visto due di loro uscire dal bidone degli abiti usati, propose loro di andare a scuola. Dopo Darius e Sabatin arrivarono a scuola anche Roxana, Sami, Viorel, Sara e altri ancora. I compagni di classe li accolsero bene, qualcuno regalò lo zaino, altri gli astucci con le matite colorate, compresero di essere più fortunati ed impararono che al mondo ci sono ingiustizie a cui insieme si può porre rimedio.
Per tre anni i bambini della Merla frequentarono la scuola in modo sempre più regolare, anche se per raggiungerla dovevano camminare a piedi per quasi mezz’ora, giocarono con i compagni, studiarono con impegno, parteciparono alle feste ed alle gite scolastiche, Sami andò persino in soggiorno a Loano per una settimana con la sua classe. Ogni giorno arrivavano a scuola puliti, anche se si lavavano con l’acqua del canale che scorreva nei pressi del campo.
Un brutto giorno di fine novembre 2006 il campo fu distrutto da un incendio. Arrivarono il sindaco e gli assessori ed il sindaco tuonava: “ Qualcuno trovi una soluzione, ma fuori dal mio comune. Qui non potranno più stare!”
Avevano però degli amici che non li lasciarono soli: le maestre, il medico, il parroco , le signore della Caritas, le assistenti sanitarie che li avevano vaccinati, diversi cittadini di Mappano, Borgaro, Caselle e Torino, i ragazzi di Terra del Fuoco che per qualche tempo li ospitarono nella loro casa. Si avvicinava il Natale ed il Prefetto, proprio per il 25 dicembre fece loro un regalo: riuscì ad ottenere delle roulottes che furono collocate in un campo di emergenza all’ Isola del Pescatore.
Le roulottes a dire il vero erano un po’ malandate, ma il riscaldamento era garantito da pannelli elettrici sicuri. Quell’inverno i bambini si ammalarono di meno, nel campo c’erano i gabinetti, i servizi comuni, persino le docce con l’acqua calda. C’erano i volontari della Croce Rossa ed i ragazzi di Terra del fuoco che tutte le mattine li accompagnavano a scuola col furgone militare
Alcune mamme continuavano ad andare a chiedere l’elemosina davanti ai supermercati, ma i bambini, ormai più di venti, per nove mesi all’anno andavano a scuola.
Il sindaco però aveva detto: “Finito l’anno scolastico il campo verrà sgomberato e le roulottes saranno restituite alla Protezione Civile che provvederà a rottamarle e i rom non potranno stare un giorno di più nel mio comune!”
Continuava a ripetere questa minaccia anche se nel frattempo si era trovato un vecchio edificio da ristrutturare con i fondi che il Ministro per la Solidarietà Sociale aveva messo a disposizione.
Pioveva tutte le sere in quei giorni d’inizio giugno, i papà e le mamme erano preoccupati perché stavano per perdere le “case” in cui abitavano. Decisero così di spostare le roulottes dal campo che il giorno dopo avrebbe dovuto essere sgombrato.
Pare che a fermare le forze dell’ordine che provarono ad impedire il trasferimento siano state una ventina di persone: alcuni cittadini, una senatrice, alcuni consiglieri delle istituzioni locali, qualche insegnante ed un gruppo di giovani che persino il sabato notte si dedicano allo “sballo” della solidarietà e dell’impegno sociale. Quindi i bambini della Merla sono tornati ad essere “abusivi” nel Parco della Tangenziale Verde. Ma qui poteva capitare di vedere Sami su una panchina impegnato nei compiti delle vacanze, magari un esercizio di educazione alla convivenza civile e democratica : “Commenta le seguenti affermazioni contenute nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ”.
Oggi, a un anno da quel trasferimento, l’associazione Terra del Fuoco ha avviato un progetto per l’autorecupero di un edifico di Settimo chiamato il “Dado” che accoglie 8 famiglie coinvolgendole nei lavori di ristrutturazione dell’immobile e in un faticoso percorso di convivenza e integrazione. I protagonisti di questa storia sono i bambini che hanno conosciuto il duro lavoro dell’elemosina e oggi frequentano regolarmente la scuola e i ragazzi di Terra del Fuoco che ogni giorno accompagnandoli a scuola con il pulmino compiono con loro un percorso di emancipazione e di nuova cittadinanza.

Marisa Faloppa - Presidente del “Comitato per l’Integrazione Scolastica” Torino

Grazie a Lucia e Marisa per aver permesso la pubblicazione

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