LA RICERCA DI UNA TAVOLA ROTONDA
Ministero: perché, come, cosa, chi?
Un’immagine che ritorna:
quella di una tavola rotonda.
Sarà necessario segare e segare ancora
per fare una tavola rotonda,
ridefinire, ridisegnare.
Trasformare una chiesa stretta e lunga
può essere doloroso,
sia per le persone che per le tavole.
Ma così era la croce,
tavola di dolore.
Questa vuol dire: dare. Questa significa: dire sì.
E’ da questa morte che nasce la vita,
è da questa morte che viene la risurrezione,
la ricerca continua di una chiesa dalla tavola rotonda.
Ma come sarebbe una Chiesa dalla tavola rotonda?
Non più troni,
perché ci sarebbe un solo re,
colui che ha lavato i piedi
dei commensali seduti a tavola.
Lui ha guarito i cuori,
ha dato la pace che disturba.
Qualcuno fra noi
ha perso l’orma dei suoi passi.
Ma il tempo, come le tavole,
cambia, si riaggiusta.
Che succederà ai ministri dritti e impettiti
confrontati con il popolo della tavola rotonda,
loro che hanno messo tanto tempo
per risalire verso l’alto della tavola,
( come ci si arrampica su una scala ),
per poi scoprire all’improvviso
che la tavola è diventata rotonda?
Sarà necessario che l’amore li arrotondi,
affinché non siano più da parte ma una parte
chiamata ad unirsi alle altre parti.
Perché Dio ha chiamato un solo popolo,
e non noi e gli altri.
Non si può formare un cerchio
con noi e gli altri,
perché una tavola rotonda non ha lati.
E tutti sono invitati a partecipare
alla festa, nella sua totalità.
Me né gli auguri né il nostro desiderio
ci aiuteranno a raggiungere lo scopo:
sarà necessario morire e risuscitare ogni giorno
( e segare e segare ancora ).
Un tempo abbiamo costruito
le nostre chiese strette e lunghe,
per farle diventare simili alla croce.
Ma perché questa immagine della croce,
se le nostre vite non ne sono conformi?
Alla tavola rotonda
non c’è il posto d’onore,
non c’è né il primo né l’ultimo,
né chi è ben messo né chi è sacrificato.
Alla tavola rotonda
si è con,
si è parte,
si è insieme e si è uno.
Alla tavola rotonda,
c’è posto per lo Spirito
e per i talenti,
e per la pace che disturba, quella data a tutti.
Siamo chiamati ad essere una Chiesa, un popolo.
Se Dio ci chiama, dobbiamo ubbidire,
innocenti come le colombe,
astuti come i serpenti,
sempre alla ricerca del cammino
che è là, davanti a noi,
quello di Dio, non il nostro.
Amen!
Preghiera di un missionario degli Appalaches.
tratto da:
Comitato Italiano per la CEVAA,
Quando è giorno?, raccolta di testi di fede,
traduzione di Renato Coïsson,
Torre Pellice 1988, Trieste 1994,
stampato ma non pubblicato,
pp. 144-146.
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