lunedì 2 agosto 2021

Predicazione di domenica 1 agosto 2021 (Piedicavallo) su Matteo 7,24-27 a cura di Marco Gisola

«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia. E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa, ed essa è caduta e la sua rovina è stata grande».


Con questa breve parabola finisce il lungo sermone sul monte di Gesù. Parabola che quindi Gesù rivolge a chi ha ascoltato il suo discorso, a chi ha ascoltato le beatitudini, la nuova interpretazione della Torah che ha dato Gesù, con – per esempio - l’invito all’amore per i nemici, l’insegnamento del Padre Nostro, l’esortazione a non essere ansiosi per il domani, a non giudicare, ecc. Questa parabola è rivolta a coloro che hanno ascoltato tutte queste sue parole. Chi ha ascoltato le parole di Gesù ha davanti a sé due strade: o metterle in pratica oppure non metterle in pratica. Gesù poco prima ha proprio parlato della via larga e della via stretta, ed è la via stretta quella che il discepolo e la discepola di Gesù sono chiamati a percorrere, che è la stessa via che Gesù stesso ha percorso.

Gesù paragona gli ascoltatori della sua Parola a dei costruttori, che devono costruire una casa e devono scegliere dove costruirla, dove porre le fondamenta. Dei due costruttori della parabola uno pone le fondamenta sulla roccia e uno sulla sabbia. La casa sulla roccia resisterà all’alluvione che la investe, la casa sulla sabbia crollerà. La casa sulla roccia è la vita di chi ha ascoltato le parole di Gesù e le mette in pratica, la casa sulla sabbia la vita di chi ha ascoltato quelle stesse parole e non la mette in pratica. Tutti e due hanno ascoltato, la questione non è ascoltare o non ascoltare, ma è ascoltare e mettere in pratica oppure ascoltare e non mettere in pratica. Gesù non contrappone l’ascoltare la parola e il metterla in pratica, non contrappone fede e etica, il credere e l’operare. Perché l’etica, l’operare – cioè il fare quello che Gesù dice, il fare la volontà di Dio – nasce dall’ascoltare.

E in realtà non si tratta neanche semplicemente di un “fare”, ma piuttosto di un essere. Facciamo un esempio, e prendiamo una delle richieste che Gesù fa nel sermone sul monte. Gesù ha detto “non giudicate”. Non giudicare non è un “fare” nel senso di un’azione, ma è un essere, un modo di essere, un modo di rapportarsi al prossimo, di considerare il prossimo. Non giudicare fa parte del mettere in pratica la parola di Gesù ed è molto di più di un “fare”. Se io mi do da fare per un mio prossimo, se davvero mi prodigo per lui o lei e faccio tante cose per aiutarlo, ma contemporaneamente lo giudico, mi considero superiore a lui o a lei, lo guardo dall’alto in basso, non sto facendo la volontà di Dio, non sto mettendo in pratica la parola di Gesù. Perché Gesù mi ha chiesto di non giudicare.

Il fare che ci chiede Gesù è innanzitutto un modo di considerare il prossimo, di relazionarci con il prossimo. E questo lo si impara ascoltando la parola di Dio, ascoltando gli insegnamenti che Gesù ci ha lasciato nel sermone sul monte, ma non solo. Potremmo dire che fare la volontà di Dio è molto di più di un “fare”. È un guardare il prossimo con gli occhi di Gesù. Non guardo più il prossimo con i miei occhi, con il mio metro di giudizio, a partire dalle mie opinioni, ma a partire da Gesù.

Quando guardo il prossimo e mi chiedo chi è, la risposta non è quella che viene da dentro di me, dalla mia conoscenza, dalla mia esperienza, dai miei pregiudizi, ma la risposta nasce dall’evangelo, è quella che mi insegna l’evangelo. E la risposta alla domanda “chi è?” è: è colui o colei per cui Cristo è morto. Da questa risposta nasce il nostro essere e il nostro fare, e solo se nasce da questa risposta alla domanda “chi è il mio prossimo?” il nostro “fare” è fare la volontà di Dio e il nostro amore è l’amore a cui Gesù ci chiama.

È da qui che dobbiamo partire ogni volta che leggiamo una singola affermazione che Gesù fa nel sermone sul monte, senza pensare che “non ce la faremo mai a fare quel che Gesù ci chiede”. Farsi questa domanda è partire col piede sbagliato, perché significa non partire proprio. Partire col piede giusto è invece ascoltare la sua parola e metterla in pratica con tutte le nostre forze, guardando il prossimo come lo vede Gesù.

E poi, con molta umiltà, mettere tutto quello che facciamo e anche tutto quello che non riusciamo a fare, tutto quello che facciamo di buono e tutto quello che facciamo di sbagliato e di male nelle mani di Gesù.

La parabola che chiude il sermone sul monte ci dà la chiave di lettura di tutto il sermone sul monte, ci dice come intendere questo discorso di Gesù e tutti i suoi insegnamenti: è suo discepolo, sua discepola chi ascolta e mette in pratica, chi ascolta la parola e mette in pratica ciò che Gesù ci chiede di essere e di fare. È suo discepolo, sua discepola chi vive ascoltando le parole di Gesù e mettendo in pratica ciò che ascolta. Perché la fede è vita, è la nuova vita che nasce dall’ascolto.

Ma ora torniamo alle due case. La pioggia e l’alluvione che ne deriva colpiscono entrambe le case. Piove anche sulla casa del costruttore saggio. Anche la casa – cioè la vita – di chi mette in pratica la parola è investita dalle acque, fuor di metafora è investita dal male, dal dolore e dall’ingiustizia. La differenza non sta nel fatto che una delle case è risparmiata dall’alluvione, ma nel fatto che resiste. È una questione di resistenza.

Attenzione però al possibile equivoco: la casa resiste perché resistono quelle che possiamo chiamare le fondamenta, che sono sulla roccia. È la roccia che resiste, sono le fondamenta poste sulla roccia che fanno sì che la casa resistaDue case, possiamo anche immaginarcele uguali, possiamo anche immaginarcele costruite esattamente allo stesso modo, ma una costruita con le fondamenta sulla roccia, l’altra costruita con le fondamenta sulla sabbia.

Non è la casa che resiste, è la roccia. Ovvero, non sono io che resisto, è Cristo mi regge. È Cristo e la sua Parola che regge me, che mi fa resistere, che fa sì che io non venga travolto e portato via dalle acque, ovvero che io non venga sopraffatto e portato via dal male che nelle forme e nei modi più diversi colpisce ogni esistenza.

Il costruttore costruisce la casa sulla roccia che c’è già, è già lì, non fa parte della casa, non fa parte della costruzione, ma ne è il fondamento, è ciò che la tiene su e le permette di resistere. È la parola che Gesù ha pronunciato fino a quel momento e che continua a pronunciare ancora oggi. È la sua parola la roccia, o per essere più precisi è Gesù che ci viene incontro nella sua Parola.

Ognuno di noi, tutti i giorni, costruisce; costruiamo la nostra esistenza e le nostre relazioni. Dove le costruiamo? Gesù ci invita a farlo sul fondamento che c’è già, è già stato posto perché è lui e la sua parola di grazia e di verità.

E dunque non è un merito resistere, bensì è un dono e una promessa. È dono e promessa per chi costruisce sulla roccia che è Gesù Cristo e la sua parola, cioè per chi ascolta e mette in pratica la sua parola. E sottolineo di nuovo questo e: perché anche chi costruisce sulla sabbia ascolta la Parola di Gesù.

La ascolta ma poi va a costruire altrove, perché non mette in pratica la parola ascoltata, che rimane nelle sue orecchie e non diventa vita, perché si fida di più di altro, va a cercare altri fondamenti. Costruisce altrove e così facendo rifiuta il dono e la promessa.

Questa parola di Gesù è per chi ha ascoltato il suo sermone sul monte ed è per noi, che ascoltiamo la sua parola. È rivolta a loro e a noi, che la ascoltiamo oggi.

E a loro e a noi Gesù sta dicendo: hai ascoltato tutto quello che ti ho detto, ti ho detto qual’è e dov’è la roccia su cui costruire la tua casa, cioè la tua vita e la tua fede.

Ti ho detto quale è il fondamento su cui la tua casa – la tua vita, la tua fede, la tua speranza - resisterà, grazie al quale - quando verranno i torrenti, quando i venti soffieranno e investiranno quella casa – essa non cadrà perché fondata sulla roccia che è la Parola di Dio.

Hai ricevuto il dono e la promessa. Costruisci sul dono e sulla promessa che hai ricevuto in Cristo per grazia di Dio. Il dono non ti sarà tolto e Dio manterrà la sua promessa.



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