La Commissione Bioetica della Chiesa Valdese intende esprimere la propria solidarietà nei confronti della famiglia Englaro e ribadire la propria posizione a favore della libertà di cura, che è sempre e contestualmente libertà di rifiutare la cura. I giudici hanno ritenuto dimostrata sia l’irreversibilità dello stato vegetativo della paziente, sia la conformità della scelta di interrompere la nutrizione e idratazione forzate alla volontà espressa a suo tempo da Eluana Englaro, e alla sua concezione della dignità e qualità della vita. “Come cristiani” – afferma una nota della Commissione Bioetica valdese -, “riteniamo sia necessario guardare alle persone viventi e alla loro sofferenza, che non può essere dimenticata in nome di principi universali e astratti, né può essere subordinata a una norma oggettiva e precostituita che venga ritenuta valida in quanto presunta ‘legge naturale’. Crediamo infatti che il cuore dell'etica cristiana debba essere la sollecitudine verso le persone nella loro irrinunciabile singolarità, spesso sofferente, talvolta – come nel caso di Eluana - addirittura tragica: di qui discende, secondo noi, un'idea della medicina come terapia rivolta a soggetti in grado di autodeterminarsi e in grado di decidere il proprio destino. “La libertà individuale non va guardata con sospetto e identificata con l'arbitrio: per questo motivo, e in conformità con le posizioni espresse dall’ultimo Sinodo dell’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, come Commissione Bioetica della Chiesa Valdese sollecitiamo da parte del Parlamento l’approvazione di una legge sulle direttive anticipate di fine vita.”
Commissione Bioetica della Chiesa Valdese
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