martedì 22 luglio 2008

Meditazione del pastore valdese Jonathan Terino

“Il tempo del riposo”

« … poiché in sei giorni il SIGNORE
fece i cieli, la terra, il mare
e tutto ciò che è in essi,
e si riposò il settimo giorno;
perciò il SIGNORE
ha benedetto il giorno del riposo
e lo ha santificato. » Esodo 20,11

« Rimane dunque un riposo sabbatico
per il popolo di Dio;
infatti chi entra nel riposo di Dio
si riposa anche lui dalle opere proprie,
come Dio si riposò dalle sue.» Ebrei 4,9.10

Per il popolo di Israele, lo Shabbat doveva essere l'orologio che ritmava il tempo. Un giorno “santificato”, perché il suo valore non stava in quel che si poteva o non poteva fare, ma nella presa di coscienza che Dio si riposò il settimo giorno della creazione. Il riposo di Dio doveva essere il metro e la misura del tempo. È il tempo dei ritmi più lenti, per trovare riposo di riflessione, di meditazione nell’interiorizzare quello che si è vissuto. Ecco il grande segreto di cui far tesoro nella vita e non solo in vacanza. È necessario rallentare la corsa del fare e del dover essere per recuperare la dimensione umana dei momenti e degli attimi che troppo spesso abbiamo sorvolato perché occupati e preoccupati a divorare il tempo, come treni ad alta velocità. Se vogliamo essere protagonisti e liberi di fronte alla vita, dobbiamo ritrovare la lentezza delle stagioni e la pazienza di assaporare la vita in pienezza. Pochissimo spazio è lasciato ad un ritmo più lento e più vero, cioè più umano. Il tempo del sabato ferma la corsa affannosa verso i propri interessi, impone uno stop alla conquista dei nostri spazi, perché ci si apra davanti lo spazio della giustizia e del regno di Dio. Poveri e divisi interiormente come siamo, cerchiamo tante scuse per i nostri affanni. Quando crediamo di aver raggiunto quello per cui avevamo fatto lo scatto iniziale, ci accorgiamo che, in fondo, ciò che abbiamo non è quello che volevamo, e allora scattiamo verso nuove inutili partenze. Siamo spesso condizionati dall’io collettivo, del dover apparire e del dover avere. Tutto questo ci porta ad essere stanchi, delusi, soli e insoddisfatti, mettendo a riposo le facoltà critiche della nostra mente, convincendoci di essere incapaci di creatività, di essere già vecchi nel cuore e di doverci conformare al pacchetto dell’esistenza.
La civiltà tecnica dei “voli low cost”, dei treni ad alta velocità, dei grandi centri commerciali come la nostra recente “Freccia Rossa” è la conquista dello spazio da parte di chi non ha smesso di correre. È un trionfo al quale si giunge sacrificando un elemento essenziale dell'esistenza, cioè il tempo. Noi consumiamo il tempo per guadagnare lo spazio. Il tempo è lo spessore della vita umana, che viene umiliato e investito per accumulare maggiori profitti nello spazio. Tutti sappiamo che avere di più non significa essere di più, e che è possibile guadagnare il mondo e perdere la propria anima (Luca 9,25). Il tempo del riposo è il cuore dell'esistenza. Il mandato alla creazione indica che la salvaguardia (il dominio) dello spazio è uno dei nostri compiti come creature umane; ma il pericolo comincia quando rinunciamo a tutte le aspirazioni nell'ambito del tempo. Esiste un regno del tempo in cui la meta non è l'avere ma il vivere, non l’imposizione del debito, ma la sua remissione, non il controllare ma il condividere, non il sottomettere ma l'essere in armonia. Lo spazio è al servizio del tempo; la pienezza del tempo è il tempo della remissione del debito. Il riposo del Sabato è il Giubileo della remissione della colpa, del debito; un nuovo inizio nel tempo scandito dalla giustizia e dall’equità. Durante il riposo estivo noi ci opponiamo alla sottomissione incondizionata allo spazio, e all’asservimento di esseri umani ad altri esseri umani, o alle cose. Il Sabato proclama l’unicità di Dio unico sovrano sullo spazio e sul tempo. La sovranità di Dio si esprime nel suo riposo, che si traduce in servizio e guarigione verso tutta la creazione. L’idolatria tecnologica e ideologica afferma che il prodotto dello spazio, l’oggetto, è più importante del tempo, cioè della vita, della persona. Invece, noi affermiamo che la salute e la famiglia di chi lavora, i suoi affetti, la sua esistenza in relazione, scandita dai ritmi delle celebrazioni, è più importante di tutto quello che la persona possa produrre. Il tempo non è denaro. Il tempo di Dio è riposo, per servire. Talvolta le nostre imprese e le nostre opere buone ci tolgono il tempo del riposo per capire che cosa Dio vuole veramente da noi. Il riposo ci mette angoscia, perché non sappiamo affrontare il silenzio e la quiete, né ascoltare il nostro grido interiore. Sono i momenti sabbatici del riposo che conferiscono significato alle cose. Non è la cosa che conferisce significato a un momento. In effetti, la Bibbia si interessa più del tempo che dello spazio. Essa vede il mondo nella dimensione del tempo, e dedica maggiore attenzione alle generazioni, agli eventi, che ai paesi, alle cose; si interessa più alla storia che alla geografia. La nostra mente è dominata dallo spazio: il tempo è invariato, ripetitivo, omogeneo, per cui tutte le ore sono uguali, senza qualità, dei gusci vuoti da riempire con lo svago, la pubblicità, il lavoro flessibile, il precetto. Invece, la Bibbia riflette il carattere diversificato del tempo: non vi sono due ore uguali; ciascuna ora è unica, la sola concessa in quel momento, esclusiva e infinitamente preziosa Il Dio Liberatore ci chiede di santificare il tempo, non le cose. Il tempo è l’opportunità di servire e di crescere, è il cuore della nostra esistenza che possiamo mettere al servizio della verità e della giustizia. È il ritmo del riposo a dare senso al tempo, a strapparlo al suo scorrere monotono e impersonale. Il tempo del riposo aiuta ad equilibrare gli affetti e il lavoro, mettendo al centro l'esigenza di ogni persona di rinnovare il rapporto con se stesso, con gli altri e con Dio. Il riposo è il tempo dei ritmi più lenti. Ne abbiamo paura perché siamo diventati incapaci di riflettere e di meditare. Ne è prova l’incapacità di esprimerci, di raccontare e sapersi raccontare. Le vacanze sono il tempo di ritornare alle relazioni logore e faticose, sia con sé stessi, con gli altri che con Dio. Dio ci invita ad entrare nel suo riposo.
Riposo per riflettere vuol dire riappropriarsi di quello che ci sfugge dalle mani - le relazioni umane - mettendo le cose al loro giusto posto, rifiutando la confusione nella quale siamo precipitati.
Riposo per meditare vuol dire riappropriarsi di se stessi, dell’autenticità, per riprendere il cammino controcorrente. Il riposo è il momento di interiorizzare e rielaborare ciò che non abbiamo veramente vissuto. È l’occasione (ma non l’unica) di essere incontrati dal Signore e accettare che uno solo è l’Onnipotente: Dio.

citazione da La Circolare della Chiesa Evangelica Valdese di Brescia, luglio-agosto 2008.
CHIESA EVANGELICA VALDESE di BRESCIA
Via dei Mille, 4 - BRESCIA

1 commento:

maurizio abbà ha detto...

Grazie Jonathan!

Maurizio