mercoledì 3 dicembre 2008

Martin Luther King, tra le teologie della liberazione e la negritudine (prima parte)

Relazione al recente incontro

di Chivasso su M.L. King

a cura del pastore valdese Jean-Felix Kamba Nzolo

La mia è una lettura “diversa” dell’opera di M.L.King, un modo di vedere africano che collega l’impegno di King con le due correnti, una culturale e l’altra spirituale e religiosa che sono per l’appunto la “negritudine” e la “teologia africana della liberazione” che hanno attraversato la storia dell’Africa nera circa a metà del XX secolo. Non riesco ad immaginare che gli afroamericani sappiano cos’è e cosa sia stata le “negritudine”. Per questo la mia lettura dell’opera di King è fatta alla luce anche di queste correnti, ma non per questo diversa dalla valutazione che se ne può fare. I biografi di King non cessano di sorprenderci con le nuove esplorazioni sull’uomo e l’opera. M.L.King con la sua lotta contro la segregazione razziale nella società americana si colloca a mio avviso tra i due poli che sono le teologie della liberazione e la negritudine che movimento letterario per la difesa dell’identità della culturale nera o “negroafricana” come veniva chiamata all’epoca.

Cominciamo brevemente a chiarire l’impiego del plurale prima di dire che cosa sono le “teologie della liberazione.

Perché teologie della liberazione al plurale?

Spesse volte quando si parla della teologia della liberazione al singolare, il pensiero va subito alla famosa teologia della liberazione latinoamericana, cioè, al filone della teologia sudamericana. Mentre, declinare al plurale l’espressione teologia della liberazione si indotti a pensare che esistono molte teologie della liberazione caratterizzate da situazioni storiche e problemi specifici dovuti al contesto. Esiste la teologia africana della liberazione ed esiste la già citata teologia della liberazione latinoamericana, esiste la teologia nera americana ed anch'essa si richiama al concetto della liberazione.

Che cos’è la teologia della liberazione?

La teologia si definisce come un discorso su Dio, formulato da esseri umani. Non un discorso esclusivo su Dio che non abbia a che fare con l’essere umano. Una teologia esclusivamente trascendentale è una pura astrazione priva di senso. La teologia come scienza riguarda Dio nel suo relazionarsi all’essere umano. Il messaggio di liberazione è al centro della teologia del N.T.: nell’opera di Cristo, Dio ha liberato l’essere umano dalla schiavitù del peccato. Ne consegue che "una teologia che non si impegna per la liberazione totale dei popoli non può essere considerata una riflessione autentica sull’evangelo di Gesù" (John Parrat).

Quella che chiamiamo con il termine usuale di “teologia della liberazione” è quella filone della teologia che riguarda essenzialmente la liberazione dell’essere umano. Una teologia contestuale ispirata dalle esigenze del proprio contesto spesso caratterizzato da fattori di oppressione e di ingiustizia politiche e economiche. Questi fattori comuni a diversi contesti, costituiscono delle analogie tra il contesto africano, latinoamericano e quello nordamericano dei neri fortemente caratterizzato dalle condizioni di oppressione economica, politica e culturale.

Per quanto riguarda l’Africa, i teologi africani considerano che il concetto di liberazione in Africa va oltre le condizioni politiche, sociali e economiche. Riguarda a ciò che usano chiamare "povertà antropologica", cioè una povertà radicale e altrimenti più grave della povertà semplicemente materiale che consiste nello spogliare un essere umano del suo avere, ma tutto ciò che costituisce il suo essere e la sua essenza: la sua identità, la sua storia, il suo radicamento etnico, la sua lingua, la sua cultura, la fede, la sua creatività, la sua dignità, le sue ambizioni, il suo diritto alla parola .>>

< anche le nostre società con le loro istituzioni politiche, economiche, culturali. Salvare l’uomo africano vuole dire prima di tutto, tirarlo fuori dal suo annientamento culturale >>.

L’esperienza storica dentro la quale nasce il cristianesimo in Africa è segnata dalla conquista e dalla dominazione. La schiavitù, ossia la negazione dell’umanità degli esseri umani, ha segnato l’incontro dei popoli africani con il cristianesimo dei secoli dei conquistadores. La deportazione di milioni di loro nelle Americhe con la perdita di ogni riferimento linguistico e culturale diventa un luogo teologico, una «morte spirituale» che esige una «liberazione».

(continua nei prossimi giorni)

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