mercoledì 24 dicembre 2008

Non siamo soli


Dio con noi
di Agostino Garufi

«La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome ‘Emmanuele’, che interpretato vuol dire ‘Dio con noi»
(Matteo 1/23)

La nascita di Gesù, che noi celebriamo a Natale, è il compimento di una grande promessa di Dio contenuta nel libro del profeta Isaia (7/14), e riportata nell’evangelo di Matteo. A Natale Dio, facendosi creatura umana in Gesù Cristo, si è reso l’Emmanuele, che vuol dire "Dio con noi". Quale grande e meravigliosa parola è questa! Ma che significa esattamente?
Tante volte essa è stata intesa e usata in sensi diversi da quello dell’Evangelo, cerchiamo innanzitutto di escludere il significato che essa non ha.
Diverse volte nella storia la parola "Dio con noi" è stata usata in senso particolare, esclusivo, come se Dio si fosse messo con gli uni e non con gli altri, o addirittura contro gli altri. Questo credevano e dicevano i Crociati da una parte e i Musulmani dall’altra. In tempi vicini a noi i Nazisti tedeschi hanno inteso e affermato che Dio fosse dalla loro parte e che li sostenesse nella loro lotta per assoggettare il mondo al loro potere. E oggi ancora settari e fanatici di varie correnti e organizzazioni parlano più o meno in questo modo.
La verità evangelica è che Dio si è messo dalla parte di tutta l’umanità e quindi è con ogni essere umano, chiunque egli sia, ed ha operato ed opera per la sua redenzione. Quando Dio in Gesù Cristo si è fatto essere umano si è unito ad ogni creatura umana e si è reso solidale con ciascuna di esse, senz’alcuna discriminazione o esclusione. E se Dio ha fatto una scelta, questa scelta è l’essere umano, così com’è nella sua condizione: nella sua caduta, nella sua miseria, nella sua sofferenza, nella sua stessa morte, per salvarlo. (cfr. Gal. 3/27-28).
Ora, Dio ha fatto questo solo per amore, un amore del tutto misericordioso e generoso. Gesù stesso ci dice nell’Evangelo: "Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna" (Giov. 3/16).
"Emmanuele" = " Dio con noi"! Da quando Gesù è nato nessun essere umano è più senza Dio! "Senza Dio" è la traduzione italiana della parola greca "àteo". Ma da Natale in poi, evangelicamente parlando, nessuno è più "àteo". Possono esserci dei non credenti, degli uomini e delle donne che non riconoscono ancora Dio, ma non c’è più alcuna creatura umana con la quale Dio, in Cristo, non si sia reso e non rimanga del tutto solidale.

Ma come intendere questa presenza, questa vicinanza, questa solidarietà e quest’azione salvifica di Dio verso tutti noi?
Forse noi pensiamo che dovremmo vederla in modo manifesto, potente ed evidentemente trionfante, perché riteniamo che questo si addica alla stessa natura di Dio. Pensiamo che se Dio è onnipotente e misericordioso, e se come tale Egli è con noi, dovremmo riscontrarlo concretamente nella realtà della vita. Così pensiamo che la nostra vita dovrebbe essere liberata qui ed ora da tutto ciò che l’affligge e la travaglia, che dovrebbe diventare una vita facile, anzi felice, prospera, che superi ogni difficoltà e che guarisca da tutte le malattie, almeno da quelle più gravi e dolorose, una vita insomma colma di beni e che duri serenamente fino a tarda vecchiaia. E invece la nostra esperienza è ben diversa: anche dopo quel Natale e persino dopo il Venerdì Santo e la Pasqua, cioè dopo il sacrificio e la risurrezione redentrice di Cristo, anche dopo la sua vittoria su ogni male e sulla morte a nostro favore, la nostra vita si svolge ancora nella sofferenza, nelle avversità, nelle angosce, fino alla morte, e a volte nella morte più travagliata. Dov’è, allora, questo "Dio con noi"?

La risposta a questo tormentoso interrogativo si trova già nella stessa storia di Natale. Là noi non vediamo un Dio che scende gloriosamente dal cielo per affermare vistosamente la sua potenza e il suo regno, spazzando via tutti i mali che affliggono l’umanità; ma vediamo semplicemente un piccolo neonato, simile a tutti gli altri, anzi più povero e debole di altri, e - solo per fede - possiamo scorgere in lui Dio che si fa uomo, rivestendo e vivendo tutta la nostra condizione umana di povertà, di miseria, di debolezza, di sofferenza, fino alla morte, affinché - proprio qui dove noi siamo piccoli, poveri, miseri, deboli, vulnerabili, mortali, sofferenti e tribolati, perfino nella nostra stessa morte, - non fossimo più senza Dio, e affinché, proprio qui in questa nostra umana condizione, Egli operasse dal di dentro di essa per la nostra redenzione e salvezza. E qui, proprio qui, la risurrezione di Cristo rimane il pegno e la promessa certa di questa liberazione.
Così, dal momento che "Dio è con noi" e "per noi", come scrive l’apostolo Paolo nella sua epistola ai Romani, ormai non c’è più niente che può essere contro di noi da non farci realizzare la nostra salvezza, anzi Dio, che amorevolmente, sapientemente e potentemente veglia su tutta la nostra vita, fa cooperare ogni cosa, anche le più avverse e dolorose, al nostro vero ed eterno bene. Perciò l’Apostolo aggiunge: "Io sono persuaso che né morte, né vita, né cose presenti, né cose future, né forze del cielo, né forze della terra, che niente e nessuno potranno mai separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore" (Rom. 8/31-35).

Questo è il messaggio di Natale! E non soltanto di Natale, ma anche del Venerdì Santo e della Pasqua, cioè del sacrificio e della risurrezione di Cristo!
Questo messaggio ci mostra che Natale non è necessariamente stare bene e passare una bella e felice giornata di festa; e non è neppure guarire dalle malattie, uscire dalle situazioni più angosciose e poter risolvere i problemi che maggiormente ci travagliano. Secondo l’Evangelo, il Natale è vivere anche in queste condizioni, conoscendo nella fede la grande gioia, la vera consolazione e la forza meravigliosa che ci viene dal sapere che proprio qui non siamo più abbandonati a noi stessi, perché proprio qui Dio è realmente con noi ed opera per la nostra piena redenzione. Natale è la festa della fede e della speranza!
Questa gioia evangelica va manifestata allora nel nostro agire quotidiano, dove la fede nel "Dio con noi" diventa anche amore di "noi con gli altri e per gli altri", cioè comunione fraterna, condivisione, solidarietà umana, e aiuto a chi ne ha bisogno, vivendo ed operando tutti i giorni nello spirito del Natale, che è appunto quello del dono generoso e gratuito di sé agli altri e per gli altri.


tratto dal sito: www.chiesavaldese.org
(consultato in data: mercoledì 24 dicembre 2008 ore 12.15).

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