Viviamo la Parola di Dio
XX Domenica
Gesù maleducato
Is 56,1-7/Rm 11,13-15.29-32/
Mt 15,21-28
Mt 15,21-28
21 Partito di là, Gesù si ritirò
nel territorio di Tiro e di Sidone.
22 Ed ecco una donna cananea
di quei luoghi venne fuori e si
mise a gridare: «Abbi pietà di
me, Signore, Figlio di Davide.
Mia figlia è gravemente tormentata
da un demonio». 23 Ma egli
non le rispose parola. E i suoi
discepoli si avvicinarono e lo
pregavano dicendo: «Mandala
via, perché ci grida dietro». 24
Ma egli rispose: «Io non sono
stato mandato che alle pecore
perdute della casa d’Israele». 25
Ella però venne e gli si prostrò
davanti, dicendo: «Signore, aiutami!
» 26 Gesù rispose: «Non
è bene prendere il pane dei figli
per buttarlo ai cagnolini».
27 Ma ella disse: «Dici bene,
Signore, eppure anche i cagnolini
mangiano delle brìciole che
cadono dalla tavola dei loro padroni
». 28 Allora Gesù le disse:
«Donna, grande è la tua fede; ti
sia fatto come vuoi». E da quel
momento sua figlia fu guarita.
Un’estate decisamente fiacca.
Le lamentele dei commercianti, questa volta, non sono scaramantiche:
sono proprio reali. Qualcuno degli albergatori
azzarda e parla di un calo di presenze del 50%. Si sente la
crisi, eccome, e la prima cosa che si taglia è sul superfluo:
quindi meno giorni di vacanza. Tira una brutta aria per un
posto come il mio che vive sul turismo.
Cerco di sdrammatizzare, di ricondurre tutti all’essenziale.
Un tetto sulla testa ce l’abbiamo, per il futuro vedremo.
Durante il giro che faccio a salutare qualche amico turistami imbatto in una persona che mi affida alla preghiera la
sua angoscia: suo figlio trentenne ha un tumore. L’ascolto, la
incoraggio, poi lei, tagliente, mi dice: «Ho sempre pregato,mi sono affidata a Dio. Perché non mi ascolta?».
Non so darle una risposta sensata. Poi, questo pomeriggio,
medito la parola di domenica prossima.
Già.
Gesù maleducato?
Nel Vangelo di domenica prossima una donna pagana,
in ansia per la malattia inspiegabile di sua figlia, chiede
a Gesù di essere ascoltata, ma non viene in alcun
modo esaudita.
La donna – sofferente per la figlia ammalata – chiede
un miracolo al Figlio di Davide il quale, letteralmente,
non le rivolge neppure la parola.
La durezza dell’atteggiamento del Rabbì misericordioso
è confermata dal giudizio dato agli apostoli
preoccupati dalla sceneggiata fatta dalla donna. Gesù
insiste e la donna Cananea cambia registro e con umiltàchiede un sostegno.
La risposta di Gesù è raggelante: «Non è bene gettare
il cibo dei figli in pasto ai cani».
La insulta.
È un Gesù maleducato, quello che oggi ci presenta
Matteo? Un Gesù razzista che pensa – come i suoi
contemporanei – che i non-ebrei siano “cani”?
No, certo.
Come altrove nel Vangelo (Simone il Fariseo, la Samaritana…)
Gesù sta per darci una magistrale lezione,
vuole far crescere le persone, ama richiamando a
verità, aiuta gli altri (e noi) a non prendersi in giro.
Superstizioni
La cananea si avvicina a Gesù sbraitando, invocando una
guarigone: non gli importa nulla di chi sia veramente Gesù,
non è sua discepola, solo vuole il miracolo del guru di turno,
le ha provate tutte, perché non tentare anche con la religione?
Il Maestro non le rivolge neppure la parola, il suo è un atteggiamento
duro che obbliga la donna a cambiare stile. La
donna insiste e alla fine, esausta, si mette ai piedi del Signoree chiede solo più aiuto: non impone più al Signore i termini
dell’intervento (voglio che accada questo) ma un generico e
più autentico bisogno di aiuto.
La frase del Signore è uno schiaffo in pieno volto: «Bel cane
che sei, non ti interessi di me, non segui la mia Parola, vuoi
solo un miracolo. Io, prima, devo occuparmi dei miei discepoli
».
Quante volte l’ho visto, questo atteggiamento!
Viviamo la nostra vita con una vaghissima appartenenza
al cristianesimo, ci sentiamo cristiani a Pasqua e a Natale,
consideriamo la Chiesa e la comunità una specie di inutile
complicazione per chi ha un sacco di tempo da perdere, poi,
quando accade qualcosa, una malattia, un lutto, ci rivolgiamo
a Dio sbraitando, esigendo, minacciando.
Ci avviciniamo a Dio, che regolarmente ignoriamo, quando
qualcosa non funziona, quando abbiamo dei bisogni. Lasciamo
la nostra fede in uno stato di penosa sopravvivenza
poi, quando la vita ci chiede un qualche conto, ecco i ceri che
si accendono e le devozioni che si moltiplicano, e i padrepii
che si scomodano.
E Dio tace, non ci rivolge neppure la parola.
Se, però, insistiamo potremmo sentirci dire la stessa frase:
«Bella faccia che hai, ti disinteressi di me e ora invochi un
miracolo!»
Conversioni
Come avremmo reagito noi al posto della cananea?
Io mi sarei offeso e me ne sarei andato, annegando nel mio
dolore, maledicendo Dio e il suo disinteresse, chiudendo per
sempre la porta della fede.
La donna cananea no, riflette.
La guancia ancora le fa male, mette da parte il suo amor
proprio e confessa: «Hai ragione Signore, hai ragione; sono
proprio un cane, vengo da te solo ora che ho bisogno. Però,
ti prego, fai qualcosa…»
Mi vedo il volto duro di Gesù che si scioglie in un accogliente
sorriso: «Risposta esatta, questa volta, la tua fede ora
produce miracoli».
Che bello, amici, che bello!
Non sempre chi ti accarezza ti ama, non sempre chi ti fa dei
complimenti desidera il tuo bene. A volte, il Vangelo di oggi
lo dimostra, anche uno schiaffo ci richiama a verità.
Il silenzio di Dio, talora, è teso a metterci in discussione, a
suscitare la fede, a produrre la conversione del cuore.
La Parola di oggi si apre ad un’ulteriore prospettiva di accoglienza
universale dei “diversi”, degli stranieri. Isaia ricorda
a Israele che ogni uomo è straniero, perché la terra è
di Dio. Perciò Israele è chiamato ad essere ambasciatore di
Dio presso l’umanità, perché ogni uomo sia colmato di gioia
nella casa di preghiera.
E Paolo ricorda ai romani, pagani di origine, di avere grande
affetto verso Israele perché la chiamata di Dio è irrevocabile.
La Parola di oggi ci guarisce dalle derive xenofobe che aleggiano
nella nostra Europa e nella nostra Italia e rimette le
cose al proprio ordine; problema non facile da affrontare,
certo, ma che va comunque dibattuto dal punto di vista della
Scrittura: tutti siamo stranieri davanti a Dio.
E chi sa che la nostra testimonianza di fedeltà e di pazienza,
come lo è quella di Israele, come lo è quella di Gesù, non
diventi per il fratello non credente stimolo alla riflessione e
all’accoglienza del Rabbì che ci ha cambiato il cuore.
Fonte:
Filotea
Filotea libreria cattolica editrice
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n. 3/04 del 17.03.04
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Cristina Lordi
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1 commento:
Don Paolo Curtaz
è autore di diverse opere di divulgazione teologica.
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sul sito internet: www.tiraccontolaparola.it
Per il lettore evangelico:
Domenica 17 agosto 2008
è la 14a DOPO PENTECOSTE
il testo commentato da Don Paolo Curtaz
è previsto nel
Lezionario Comune Riveduto Testi per l'anno 2008, riportato in appendice alle famose LOSUNGEN, il Lezionario edito, in Italia, dalla Claudiana Editrice:
Un Giorno Una Parola Letture bibliche quotidiane per il 2008
(il Lezionario Comune Riveduto è alle pp. 291-300).
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