La notte tra il 9 ed il 10 novembre 1938 (detta «Notte dei Cristalli») le milizie del partito nazista diedero il via a gravissime violenze contro gli Ebrei, un vero pogrom*.
Le SA (Sturmabteilungen) con l'appoggio di formazioni delle SS (Schutzstaffeln) e della Gioventù Hitleriana (Hitlerjugend) incendiarono sinagoghe, devastarono negozi e saccheggiarono abitazioni ebraiche, diversi Ebrei furono uccisi, e a migliaia furono deportati in campi di concentramento di Sachsenhausen presso Berlino, di Buchenwald presso Weimar e di Dachau dove molti in seguito a torture fisiche e psicologiche, e per malattia, morirono.
Vittime, ebrei e non ebrei, che diventeranno poi, com'è noto, a milioni nei campi di sterminio.
Il termine: 'Notte dei Cristalli' Reichskristallnacht è quindi un eufemismo, non si tratta di qualche vetrina rotta, ma di persone uccise, altre deportate, il tutto in un quadro di violenze e saccheggio.
Da alcuni anni per non minimizzare la gravità dell'accaduto si usa preferibilmente il termine: Reichspogromnacht per indicare l'enorme violenza dell'accaduto.
*POGROM: termine di origine russa ha il significato di 'persecuzione distruttiva' rivolta contro gli Ebrei.
Nel periodo della Russia zarista e nell'Europa orientale: il pogrom era sommossa popolare antisemita, solitamente con la connivenza delle autorità, con devastazioni e saccheggi contro gli Ebrei; per estensione è divenuto un termine per definire violente persecuzioni contro le minoranze.
L'INSEGNAMENTO DI BONHOEFFER
DIETRICH BONHOEFFER (1906 - 1945) teologo, pastore protestante, martire nella lotta contro il nazismo, scrisse riguardo a ciò che accadde quella notte le seguenti parole, sottolineando nella sua Bibbia che utilizzava per pregare e meditare, al Salmo 74 è sottolineato:
«Hanno dato fuoco a tutte le case del Signore nel paese» accanto è scritto: «9.11.38».
La continuazione è segnata con una lineetta e punti esclamativi:
«Le nostre insegne più non vediamo, non c'è più alcun profeta, né c'è fra noi chi sappia fino a quando».
(tratto da: Eberhard Bethge, Dietrich Bonhoeffer Teologo cristiano contemporaneo, traduzione di Gianni Bulgarini - Giorgio Mion - Roberto Pasini, edizione italiana a cura di Enzo Demarchi, Editrice Queriniana, Brescia, 1975, 1991 seconda edizione, p. 639)
Dietrich Bonhoeffer (citazione dall'Etica,) poi scriverà:
«La chiesa confessa d'aver assistito all'uso arbitrario della forza brutale, alle sofferenze fisiche e spirituali di innumerevoli innocenti, all'oppressione, all'odio, all'assassinio senza elevare la propria voce in loro favore, senza aver trovato vie per correre loro in aiuto. Essa si è resa colpevole della vita dei fratelli più deboli e indifesi di Gesù Cristo»,
(la citazione è tratta da: Dietrich Bonhoeffer, Colpa, giustificazione, rinnovamento, in:
Dietrich Bonhoeffer, Etica, traduzione italiana di Carlo Danna, edizione italiana a cura di Alberto Gallas, (ODB 6), Queriniana Editrice, Brescia, 1995, p. 114).
imperante il nazismo antisemita
Dietrich Bonhoeffer insegnava invece che:
- i fratelli più deboli e indifesi di Gesù Cristo sono gli Ebrei fratelli dell'ebreo Gesù
la seguente citazione è tratta da:
Gottfried Maltusch, L'incendio delle sinagoghe,
in:
(a cura di), Wolf-Dieter Zimmermann, Ho conosciuto Dietrich Bonhoeffer,
(collana Outsiders Queriniana), traduzione di Ursula Hoede, Roberto Pasini, Giovanni Moretto, Edizione italiana a cura di Fernando Vittorino Joannes, Editrice Queriniana, Brescia, 1970, pp. 173-174:
GOTTFRIED MALTUSCH
L'incendio delle sinagoghe.
Nei giorni pieni di tensione dell'anno 1938, il seminario della Chiesa confessante era già stato trasferito da Finkenwalde a Köslin (Pomerania). Noi seminaristi abitavamo in un grande appartamento nella casa della soprintendenza. Dietrich Bonhoeffer era direttore del seminario, mentre il figlio del soprintendente, il pastore Onnasch, come ispettore degli studi dirigeva l'andamento interno del seminario. Nella famigerata Kristallnacht apparvero improvvisamente a tarda sera due membri del nostro seminario e raccontarono che la sinagoga di Köslin era in fiamme, e inoltre che uomini delle SA in uniforme impedivano ai pompieri di spegnere l'incendio. Tra noi nacque una straordinaria agitazione. Alcuni erano del parere che saremmo dovuti accorrere tutti sul posto per tentare di salvare forse ancora qualcosa. Si decise però di non andarci, poiché l'incendio era già troppo esteso e dovendo star lì senza far niente avremmo potuto dare l'impressione di un assenso. Bonhoeffer quella sera non era in casa. Il giorno seguente alcuni di noi andammo a vedere il luogo dell'incendio, che era ancora sorvegliato dagli agenti delle SA; constatammo che effettivamente tutto era bruciato fino alle fondamenta. Allora sorse fra noi una discussione sul come interpretare questo fatto. Nel frattempo era tornato anche Dietrich Bonhoeffer. Alcuni parlavano della maledizione che fin dalla morte in croce di Gesù Cristo pendeva sul popolo ebraico. A questo discorso Bonhoeffer si oppose con veemenza. Vennero discussi a lungo i passi di Matteo 27,25 e Luca 23,28, e anche Romani 9-11. Bonhoeffer respinse con forza l'interpretazione secondo cui nella distruzione delle sinagoghe da parte dei nazisti si compisse la maledizione dei giudei. Ciò che avveniva era soltanto violenza gratuita.
«Se oggi bruciano le sinagoghe, domani verranno messe a fuoco le chiese».
Con questa azione, la faccia atea del nazionalsocialismo veniva a galla ancora una volta.
Nel pomeriggio poi venimmo a sapere che probabilmente si trattava di una azione progettata nell'intero territorio del Reich. E in Pomerania questa azione non avrebbe trovato nessuna resistenza. Tra la popolazione quasi non se ne parlò nemmeno. Ognuno però aveva la sensazione che era avvenuta una grave ingiustizia, ma nessuno osava esprimerlo apertamente.
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