Impressioni dal vivo alla Fiera del Libro di Francoforte,
osservatorio privilegiato
Tra gli ospiti della Fiera anche Saviano con il suo bestseller «Gomorra», tradotto in 43 lingue, che proietta un’immagine tragica di un paese dominato da criminalità
Manuel Kromer
60ª edizione della Fiera del libro di Francoforte: dal 15 al 19 ottobre nella città sul Meno si sono dati appuntamento come tutti gli anni più di 7000 editori provenienti da oltre 100 paesi. Ospite d’onore di quest’anno la Turchia. E questa è forse stata la sorpresa più grande. In una Fiera da record, colpiscono i dati di affluenza dei giorni aperti al pubblico, cioè sabato e domenica – gli altri giorni sono riservati agli operatori del settore –, che hanno registrato un aumento dell’8, 1% e 11% rispettivamente. A che cosa sono dovuti questi dati sbalorditivi? Con lo stand Claudiana nello stesso padiglione del paese ospite, è stato facile notare che l’affluenza di turchi è stata davvero eccezionale. Ovvio porsi domande sulla realtà di questi Gastarbeiter (lavoratori ospiti) in suolo tedesco. I dati del 2002 registravano la presenza in Germania di 1, 9 milioni di turchi su una popolazione di poco più di 82 milioni di persone, ma mi è stato riferito da più fonti che ormai il loro numero si attesti tra i 4 e 5 milioni. La seconda città «turca» al mondo è Berlino, e in alcune città, come Karlsruhe, la percentuale di turchi raggiunge il 10-15% della popolazione. E questo si è visto alla Buchmesse, eccome. La possibilità di acquistare libri in madrelingua è stata colta al volo.
E questo ha suscitato in me una prima considerazione: certamente l’integrazione è un processo difficile, ma ho potuto toccare con mano che gli immigrati turchi in Germania hanno parzialmente già assunto un tratto tipico del tedesco, cioè la lettura. In Germania si vede gente leggere ovunque: per strada, in tram, in metropolitana. I tedeschi, pur essendo confrontabili numericamente con gli italiani, hanno un’editoria immensamente più grande rispetto alla nostra. E ora anche i Gastarbeiter leggono. L’editoria turca è relativamente piccola: anche dispiegando tutte le loro risorse – erano l’ospite d’onore –, lo spazio occupato dalla Turchia era inferiore a quello italiano. Ma credo, con un pizzico d’invidia, che gli editori turchi abbiano fatto affari d’oro. Ho visto pile di libri calare in poche ore, per scomparire del tutto: sold out, direbbero gli inglesi!
All’apertura ufficiale della Fiera c’era una delegazione turca di altissimo livello. Il presidente turco Abdullah Gül, nel suo discorso inaugurale, ha invitato i suoi connazionali in Germania a integrarsi. Bell’appello, ma non ho potuto fare a meno di pensare che, implicitamente, Gül diceva anche: «Cari conterranei, createvi un futuro in Germania, mandate le vostre rimesse in Turchia che ci fanno tanto comodo, ma non sperate di tornare in Turchia!». Integratevi e rimanete lì. Non ho potuto far a meno di pensare anche alla mia esperienza personale: svizzero in Italia, né svizzero né italiano. Non si è più cittadini di nessun paese. Forse per la seconda generazione lo sarà, ma per la prima è sempre un «non più» e un «non ancora».
Un secondo aspetto mi ha colpito. Il 18 ottobre è stato conferito a Roberto Saviano e al regista Matteo Garrone il «premio al miglior adattamento cinematografico di un’opera letteraria» relativamente al film tratto da Gomorra. Saviano ha fatto un giro in Fiera, sempre accompagnato dalle sue tre guardie del corpo, sia nel padiglione di lingua inglese, sia nel settore italiano. Il suo libro è ormai un fenomeno letterario mondiale, tradotto in 43 lingue, bestseller in Germania, Francia, Belgio, Spagna, Olanda, Svezia e ora sulla via di diventarlo anche in Inghilterra, Usa ecc. Parecchi editori mi hanno fatto domande su questo fenomeno. «Ma, l’Italia è veramente così? », «È fiction o realtà? », «Non è possibile che nel XXI secolo esista una realtà simile!». Ho riflettuto e interrogato i miei partner sull’Italia. Ebbene, da un osservatorio ristretto e sicuramente non significativo, esce però un’immagine tragica dell’Italia. Paese sconclusionato, incomprensibile, dominato dalla malavita, costoso (detto dai tedeschi è grave. E confermo, a Francoforte costano meno sia il vitto sia l’alloggio. Pochi anni fa costavano il 50% in più che in Italia), politicamente risibile. Mai avevo visto un’immagine dell’Italia così malmessa. La crisi italiana non è solo economica, ma culturale. Significativo che sui giornali tedeschi vi fossero una miriade di articoli e commenti sulla «furbata» della regione Calabria di utilizzare 8 milioni di fondi europei per la promozione turistica, dandoli alla Nazionale di calcio e a Gattuso. In Europa è uno scandalo, e in Italia?
E l’editoria religiosa? Due sono le tendenze che mi hanno colpito. Quelli scorsi sono stati gli anni delle acquisizioni e delle fusioni. Si sono formati gruppi editoriali che hanno inglobato anche 5-6 case editrici storiche. Oggi, queste «nuove» case editrici si staccano notevolmente dal background da cui sono sorte. La produzione di testi di filosofia, sociologia, storia, psicologia assume uno spazio sempre maggiore nel loro catalogo. Nel caso di un gruppo inglese, formato da ben 6 grandi case editrici religiose storiche inglesi e americane, la produzione del libro religioso, anche accademico, non raggiunge più del 20% della produzione. Una casa editrice protestante storica tedesca, inglobata da uno dei maggiori gruppi editoriali al mondo, sta riflettendo se diventare un’editrice religiosa in senso lato, pubblicando cioè spiritualità e teologia di ogni religione. In tal senso, al momento questo editore riscuote più successo con libri di spiritualità orientale rispetto a quella cristiana.
In questo panorama, però, vi sono eccezioni. L’editoria religiosa statunitense e, al traino di questa, quella inglese vivono un periodo florido. Sarà che le chiese statunitensi sono piene? Il vecchio continente sembra mostrare la sua età… Ma vi è un trend nuovo: le realtà minori e più «confessionalizzate» si difendono. Esempio più significativo quello della casa editrice protestante di Ginevra, che mostra una spiccata vitalità, trainata da autori e autrici di grande valore: Römer, Marguerat, Basset, Gisel ecc.
E la piccola Claudiana? Forse fa parte di questa ultima realtà. Piccola casa editrice, confessionalmente «schierata» ma – speriamo – vitale. Tre edizioni all’estero nel 2008, Il Natale nella Bibbia e nella tradizione, di Laura Lattughini e Silvia Gastaldi, tradotto in Germania, Giovanni Calvino di Giorgio Tourn, e Il culto cristiano di Ermanno Genre tradotti in francese. Quest’anno è stato vivo l’interesse per i nuovi libri per ragazzi scritti da Claire Musatti e illustrati da Silvia Gastaldi e dal nuovo acquisto Claudiana, Tommaso D’Incalci, disegnatore proveniente dalle Adi e dal promettente futuro; per il libro di Paolo Ricca sui Salmi, di imminente uscita; e il libro di Grado Merlo su Valdesio di Lione, in uscita nell’estate 2009. Molto interesse anche per i libri di Elizabeth Green e Brunetto Salvarani.
Qualche anno fa, feci il conto dei giorni che mi separavano dalla prossima Fiera: sono «solo» 354 giorni. Appuntamento al 14 ottobre 2009, ospite d’onore la Cina.
tratto da: RIFORMA, Anno XVI - numero 42 - 31 ottobre 2008, p. 1.
www.riforma.it
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