venerdì 31 ottobre 2008

LA DATA DI NASCITA DEL PROTESTANTESIMO


31 ottobre 1517
di Giorgio Tourn

La data del 31 ottobre rappresenta per le chiese evangeliche una ricorrenza molto significativa.
L’affissione delle tesi di Lutero a Worms ha segnato l’inizio del movimento della Riforma protestante. E’ evidente che esse abbiano visto in quel fatto l’avvio di un cammino di riflessione e di fede che ha condotto alla loro identità; in qualche modo la data della loro nascita. 
Del tutto diversa naturalmente l’ottica con cui gli storici e teologi di parte cattolica hanno considerato questo avvenimento. Per secoli quel giorno è parso loro essere la massima sciagura per la chiesa; mettendone in crisi l’unità che ne aveva costituito sino allora la caratteristica, ne aveva compromesso l’esistenza stessa e la predicazione. In realtà ciò che si era perso (se si tratta di una perdita!) non era affatto l’unità ma solo l’obbedienza a Roma. Non la si è persa perché l’unità è quella che crea Gesù Cristo con la sua Parola e il suo Spirito e il 31 ottobre 1517 Cristo non è stato mandato in pensione dagli evangelici. La chiesa, composta dai credenti, cioè dai suoi discepoli continua a vivere nel mondo ed a fondarne l’unità resta sempre il Vangelo. I cristiani che hanno accolto il messaggio di Lutero non hanno lacerato la “veste inconsutile di Cristo”, come si amava dire facendo allusione al racconto della crocifissione dove i legionari romani si spartiscono i vestiti di Gesù ma non tagliano la sua tunica. E neppure hanno perso la fede o rinunciato alla testimonianza dell’evangelo, che è rimasta presente in tutti i paesi europei come prima, anzi sotto alcuni aspetti più di prima.
La Riforma: una catastrofe, è stata per lungo tempo l’immagine che il cattolicesimo romano ha coltivato e diffuso, associata naturalmente al ritratto del Lutero ribelle, beone, immorale, egocentrico. Pur non essendo del tutto superato questo atteggiamento di rifiuto, anzi di ripugnanza, per Lutero e il suo 31 ottobre è venuta crescendo una timida simpatia per il frate agostiniano. Nel clima di apertura al mondo e ai suoi problemi del Vaticano II anche la vicenda del 1517 è stata vista in una luce diversa anche se ambigua (come d’altronde era tutto il dibattito conciliare).
Quale la tesi? Segnando la fine dell’Europa cristiana, unita da secoli nella diarchia papa-imperatore, la Riforma ha dato avvio al mondo moderno: alla comunità ha sostituito l’individuo (cioè l’egoismo = il capitalismo di Wall street), all’obbedienza la libertà (cioè l’anarchia), al rispetto delle regole la discussione (cioè la licenza = il femminismo, il testamento biologico) alla religione lo spirito critico (cioè il laicismo ateo). In realtà (tra parentesi) va sempre ricordato che il mondo moderno non l’hanno fatto i protestanti ma la scienza, la filosofia, la politica. 
Ammettendo per un istante che essi siano all’origine della modernità, comunque ci abbiano vissuto senza complessi, la loro esperienza è interessante e utile da studiare per affrontare l’aggiornamento della chiesa alla modernità, prendere esempio, per quel tanto che serve, dal 31 ottobre per rispondere alla sfida dell’oggi. Questa era l’ottica con cui parecchi padri conciliari guardavano al fenomeno protestante: pur disapprovandole sotto il profilo teologico quelle comunità di cristiani ben intenzionati (che chiesa non sono mai state!) possono servire alla causa; come gli utili idioti per la causa di formazioni politiche di buona memoria.

Tutti ricordano il clima degli anni 1982-83 per le celebrazioni della nasciata di Lutero, la scoperta della sua spiritualità, del suo slancio profetico; non si andava oltre il Lutero della crisi conventuale, del commento ai Salmi, quello della liberta cristiane e della cattività babilonica restava nell’ombra ma non era più l’uomo divorato dalla concupiscenza; farlo santo non era pensabile ma grande figura della cristianità, maestro di fede per chi volesse pensare la fede nell’oggi, cioè nel mondo che aveva contributo a creare o a disfare. Dopo la catastrofe il ricupero.
Il Vaticano II è ormai lontano, appartiene al passato e il cattolicesimo odierno non ha ancora risolto il problema di fondo riguardo a quell’avvenimento, non sa cosa farne: seppellirlo non può, riesumarlo, non vuole, riciclarlo è difficile. Per attenerci al nostro tema un fatto è chiaro: il Lutero degli anni ’80 si è dissolto nelle nebbie del neo papalismo di marca polacca (che non lo conosceva) o tedesco (che lo conosce troppo bene). Si è dissolto come tutta la Riforma e la sua problematica. Per Roma il protestantesimo non esiste più, come ben ha illustrato il prof. Ferrario; anzi non è mai esistito.

In questo atteggiamento si assommano due elementi caratteristici del cattolicesimo come fenomeno culturale. Il primo è la sua assenza di coscienza storica. Il dato che va posto in premessa è infatti questo: la chiesa romana non è solo il corpo mistico di Cristo, entità non ben definita in dialettica fra la concretezza del magistero e le dinamiche dello Spirito, è un fenomeno culturale, come tutti i fatti della storia, non è solo collocato nella storia è storico. Per Roma invece esistono solo i dogmi, i valori irrinunciabili, le liturgie, cioè l’assoluto dell’ontologia, e di conseguenza l’obbedienza. La storia non è mai piaciuta perché studiarla significa capire i condizionamenti della realtà. La vita della chiesa è per una parte opera dello Spirito, (in che percentuale però lo sa solo Dio!) e questo lo credono anche gli evangelici, ma per un’altra parte, probabilmente ben maggiore, è frutto delle vicende umane, degli interessi di potere (i papi del Cinquecento e il loro nepotismo) ed economici (da Marcinskus all’8 per mille) della la politica (lo stato della Chiesa e Pio XII), delle paure. La Riforma è stata una delle pagine della storia cristiana più intrisa di storia profana e i protestanti ne sono consapevoli.

Leggere la propria storia significa vivere nel proprio tempo, il 31 ottobre è un avvenimento della fede che non solo si colloca nella storia e non in cielo ma non è neppure come i cori degli angeli puro e spirito è ambiguo, contraddittorio, discutibile come tutto ciò che fa l’uomo. Il cattolicesimo moderno non sa collocarsi nella modernità perché non accetta di essere storico, come dimostra la tormentata vicenda di Pio XII che deve essere sottratto alla storia e trasferito sugli altari! Un uomo, un credente carico di responsabilità, di dubbi, di ambiguità (che nessuno conoscerà mai, eccetto il Signore) che va lasciato nella contingenza della condizione umana, nella storia del XX secolo. 
Ma a determinare il silenzio di Roma sul 31 ottobre e il Protestantesimo è anche un fatto tattico; è la lezione dei gesuiti, grandi maestri dell’educazione e della comunicazione: il nemico non si distrugge con la polemica ma col silenzio; parlare bene o male di una persona o un movimento lodarlo o criticarlo ottiene lo stesso risultato: resta sulla scena e significa che ne tieni conto, ignoralo del tutto e morirà lentamente nell’oblio. Il sistema ha sempre funzionato e forse si spera che funzioni ancora.

24 ottobre 2008

SULLE 95 TESI DI LUTERO SI PUO' LEGGERE:

Paolo Ricca - Giorgio Tourn, Le 95 tesi di Lutero e la cristianità del nostro tempo, Claudiana, 1998 

tratto dal sito: www.chiesavaldese.org

gli articoli del prof. Ferrario, citati nell'articolo di Tourn, sono 
stati pubblicati sul settimanale Riforma del 3 e del 10 ottobre 2008,
riportati sul sito: www.chiesavaldese.org
e in questo blog in data: martedì 14 ottobre 2008.

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