sabato 11 ottobre 2008

UNO SPAZIO PER LO STUDIO DELLA TEOLOGIA


articolo di Gianni Genre,
pastore valdese a Milano



Via Pietro Cossa, 42


Sì, si tratta di un indirizzo, quello di cui
voglio parlarti - giovane amico e amica
mia (questa vuole infatti essere una spe-
cie di breve lettera aperta ai nostri
catecumeni e ai giovani della nostra chie-
sa di Milano).
Un indirizzo che molti in Italia conosco-
no perché da quel portone si entra nelle
aule austere della Facoltà Valdese di Te-
ologia di Roma, il più prestigioso istituto
delle nostre chiese, il “fiore all’occhiello”
che ci ha consentito e ci consente di es-
sere collegati saldamente all’Europa pro-
testante ed all’ecumene cristiana, di non
essere considerati una piccola “setta”
evangelica da catalogare nell’archivio
folcloristico in cui spesso i nostri contem-
poranei ed i giornali vorrebbero relegar-
ci.
Dopo i culti cui abbiamo assistito in que-
ste ultime settimane, in parte anche ge-
stiti da te, caro/a amico/a tra i più
giovani della nostra chiesa, ho deciso
di chiederti di riservare un momen-
to di riflessione di questo tempo
estivo, in cui ormai siamo entrati,
per prendere in considerazione la
possibilità di intraprendere un gior-
no gli studi della teologia.
Sì, “teologia”, cioè la disciplina che
riguarda Dio, il discorso sulla divini-
tà, quella scienza di cui Karl Barth
diceva che è una scienza bella, la
più bella delle scienze. E che perciò
si può e si deve fare teologia con
gioia. Un teologo non lieto – diceva
Barth - , cattolico o protestante che
sia, non è un teologo...
Le nostre chiese, la cultura del no-
stro Paese, il dialogo fra fedi e reli-
gioni, essenziale per assicurare un
avvenire al nostro mondo, hanno
bisogno anche e proprio di te - di
qualche ragazzo e di qualche ragaz-
za delle nostre comunità - che va-
dano ogni anno in Via Pietro Cossa,
con “timore e tremore”, a preparar-
si a queste molteplici e appassio-
nanti sfide.
Forse allora tu mi dirai di non sen-
tirti pronto a raccogliere questa
sfida...se è così, vorrei risponderti
che la prima condizione per avvici-
narti alla teologia è quella di rico-
noscere di non essere all’altezza del
compito che ci aspetta.
Gesù chiedeva ai suoi discepoli di
guarire i malati, di cacciare i demo-
ni, di risuscitare i morti, di
evangelizzare i poveri. Nessuno di
noi potrebbe mai pensare di
essere capace a fare nessuna
di queste cose (e neppure i suoi di-
scepoli lo erano). Ma crediamo che
la parola evangelica del Cristo che
siamo chiamati a portare possa, a
prescindere da noi, dalla nostra am-
biguità e dalla nostra incredulità,
guarire, trasformare, risuscitare le
vite nostre e di coloro che incon-
triamo. Si tratta di comprendere, fa-
ticosamente, che ognuno di noi può
essere strumento di guarigione per
l’altro: questo succede ogni giorno,
nonostante la nostra incapacità a
riconoscere i segni di questo nuovo
ordine della Creazione.
Lo studio della teologia ti porterà a
scandagliare a fondo l’animo uma-
no, ad affrontare lo scandalo del
male e dell’ingiustizia nel nostro
mondo, a riconoscerne l’immenso
potere che Cristo cerca di arginare
ogni giorno. Ti porterà a compren-
dere che tutti noi, credenti e non
credenti, viviamo sotto il segno della
precarietà e dell’alienazione, ma che
queste dimensioni non hanno l’ulti-
ma parola nelle nostre esistenze e
neppure nella storia.
Insomma, la teologia, nel tentativo
di insegnarti a parlare di Dio, ti aiu-
terà e aiuta tutti noi (poiché tutti
siamo teologi!) a comprendere an-
zitutto che cosa sia l’essere uma-
no, con le sue paure e il suo straor-
dinario coraggio, con la sua fragili-
tà assoluta e la sua invincibile de-
terminazione. Man mano che si
avanza sul sentiero della teologia,
anche se forse non si arriva a me-
glio definire Dio, si diventa più con-
sapevoli della nostra umanità, o for-
se le due cose procedono di pari
passo...
Nel 1933, amico ed amica mia, Dietrich
Bonhoeffer, scrisse che “lo studente in
teologia deve studiare questa scienza
solo se lealmente pensa di non potere
studiare nient’altro. Se molti che for-
se sarebbero diventati buoni teologi
diventano invece ottimi medici o
giuristi è molto minor male che se uno
solo, che veramente non doveva far-
lo, diventa teologo”.
Comprendiamo il senso del timore di
Bonhoeffer, che voleva evitare le tan-
te, fragili, vocazioni del suo tempo (e
quale tempo, siamo nell’anno del-
l’ascesa di Hitler al potere!). Oggi vor-
rei però, nel tempo e nel contesto in
cui viviamo, chiederti di non lasciarti
paralizzare dal timore di non essere
poi così certo della tua fede.
Gli interrogativi ed i dubbi che ognu-
no di noi porta con sé sono
ineliminabili; si tratta soltanto (anche
se può essere faticoso) di assumerli e
di riconoscerli, davanti a sé e davanti
agli altri, anche davanti alle chiese in
cui sarai chiamato a servire. Fanno
parte, anche questi, di una questione
di autenticità che nessuno ti rimpro-
vererà, ma che anzi sarà apprezzata
perché dirà la tua piena appartenenza
a quella condizione umana che condi-
vidi con tutti e tutte coloro che ti cir-
condano.
L’importante sarà soltanto, come di-
ceva un altro grande teologo, Paul
Tillich, che tu sia sempre convinto del
carattere incondizionato, assoluto, del
tuo interesse, della passione che af-
ferra chi accetta di essere e rimanere
alle prese con Dio: “Il criterio per po-
tere giudicare se stessi è la serietà e
l’assolutezza del proprio interesse per
il contenuto della propria fede e del
proprio dubbio”.
Insomma, non si tratta di attendere
illuminazioni celesti, amico ed amica.
Abbiamo visto, anche nelle ultime set-
timane, che attorno alla Parola che di-
mora in eterno anche i più giovani si
interrogano e si appassionano; è suf-
ficiente che questa passione si tradu-
ca in disponibilità ad iniziare un cam-
mino articolato che ha a che fare con
il senso della vita. Nella consapevo-
lezza che quest’ultimo non ci appar-
tiene, ma ci viene donato.
In questo dono può darsi che tu sco-
pra di trovare uno spazio anche per lo
studio della teologia.
Via Pietro Cossa,
42,
allora, ti aspetta.


Gianni Genre

(citazione da: l’araldo – Circolare della Chiesa Valdese di Milano,
anno 84, n. 10 lug/set 2008, pp. 1-2-3);

CHIESA EVANGELICA VALDESE di Milano

Via F. Sforza 12/a – 20122 MILANO.

www.milanovaldese.it

www.protestantiamilano.it


Nessun commento: